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Le possibili implementazioni della tecnologia Blockchain nell’ambito dei diritti umani

di Lorenzo Nosari

Introduzione

Il fenomeno denominato Blockchain viene descritto come una delle invenzioni più importanti nella storia dell’informatica, uno dei pilastri centrali della quarta rivoluzione industriale, come riportato da Klaus Schwab. In tale tecnologia è possibile intuire il potenziale per trasformare radicalmente il modo in cui avvengono le transazioni con soggetti terzi, risolvendo il problema della fiducia tra le parti. Per dirla come Atzori, la formidabile innovazione introdotta da questa tecnologia è rappresentata da una rete aperta e dal fatto che non sia necessario che i partecipanti si conoscano o si fidino l’uno dell’altro per interagire: le transazioni elettroniche possono essere automaticamente verificate e registrate dai nodi della rete tramite algoritmi crittografici, senza intervento umano, autorità centrale o terze parti, quali governi, banche, istituzioni finanziarie o altre organizzazioni. La parola “transazione” è generalmente il termine che viene usato quando si immagazzinano i dati. Una transazione è un’informazione che, una volta registrata, garantisce che qualcosa sia accaduto ed è denominata così principalmente perché proviene dal concetto originale di scambio di denaro derivante dal modello Bitcoin, ma l’idea alla base della transazione, nell’ambito di cui si sta trattando, è che si memorizza un valore o un contenuto di qualsiasi valore: può essere un record di qualcuno che manda a qualcun altro denaro, ma può anche essere una qualsiasi forma di dati immaginabile. Come una delle caratteristiche chiave della Blockchain è la sua capacità di negare lo sfruttamento delle relazioni di dipendenza e di fiducia, è possibile anche evidenziarne il potenziale per contrastare l’abuso di potere perpetrato dai governi, impegnati in pratiche di corruzione e violazioni dei diritti umani. Capire se l’accesso a Internet fosse di per sé un punto di partenza per la creazione di un nuovo diritto umano è stato oggetto di confronto all’interno delle Nazioni Unite, negli ultimi anni. Seguendo gli sviluppi in Estonia, Francia, Costa Rica e Finlandia verso il riconoscimento di un diritto di accesso, il Relatore speciale dell’ONU ha riferito, nel giugno 2011, che Internet era diventato “un indispensabile strumento per la realizzazione di una serie di diritti umani, per la lotta alla disuguaglianza e per accelerare lo sviluppo e il progresso umano”. Successivamente, il 1° luglio 2016, le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione che ha affermato l’importanza di applicare un approccio globale, basato sui diritti umani, fornendo ed espandendo l’accesso a Internet. In risposta agli sviluppi introdotti dall’ONU, un aspetto molto importante è stato evidenziato in un articolo di Vinton Cerf sul New York Times: “Gli argomenti filosofici, a prescindere che l’accesso a Internet sia un diritto umano, un diritto civile, o nessuno dei due, trascurano una questione più fondamentale: la responsabilità degli stessi creatori della tecnologia a sostenere i diritti umani e civili. La rete ha introdotto una piattaforma estremamente accessibile ed egualitaria per la creazione, condivisione e acquisizione di informazioni su scala globale. Di conseguenza, noi abbiamo nuovi modi per consentire alle persone di esercitare i loro diritti umani e civili. Mentre cerchiamo di migliorare lo stato dell’arte nella tecnologia e il suo utilizzo in società, dobbiamo essere consapevoli delle nostre responsabilità civili oltre alla nostra competenza ingegneristica. Migliorare Internet è solo un mezzo, anche se importante, con cui migliorare la condizione umana. Deve essere fatto con un apprezzamento per i diritti civili e umani che meritano protezione.” L’idea non è nuova: il Centro per i diritti umani all’Università della California a Berkeley, ad esempio, ha sviluppato iniziative in questa direzione per più di vent’anni e ha aperto la strada dell’innovazione all’uso della tecnologia nell’esumazione di fosse comuni.

Il possibile impatto della tecnologia Blockchain sulla tutela dei diritti umani

Se davvero i sistemi basati su Blockchain cambieranno diversi aspetti della società odierna, ad esempio i rapporti commerciali, come è stato affermato da tempo, allora urge considerare se tali processi possano essere usati per sviluppare strumenti e tecniche che favoriscano i principi di libertà, giustizia e pace nel mondo, e che tutelino i diritti umani e lo stato di diritto. I progressi nella tecnologia dei droni e nelle comunicazioni con i telefoni cellulari hanno portato a un miglioramento dell’accesso ai servizi, degli aiuti umanitari, della conservazione dell’ambiente nelle regioni in cui vengono consegnati i farmaci, attraverso la telemedicina, e della rilevazione e mappatura della terra al fine di prevenire l’estrazione illegale e la contaminazione di risorse idriche. Se queste tecnologie, le quali hanno avuto poca risonanza, hanno contribuito così tanto ad alleviare la sofferenza e a proteggere e preservare i diritti e le risorse, la Blockchain potrebbe avere impatti simili o anche maggiori di quelli se canalizzata in modo efficace? Anche se il potenziale impatto che l’utilizzo della tecnologia Blockchain comporta sulla responsabilità e sulla trasparenza delle attività di governo ha già ricevuto una certa attenzione, seppur ancor superficiale, da parte della comunità dei developers, la tendenza sembra essere indirizzata verso lo sviluppo di nuovi e meno costosi prodotti per l’utente finale, attraverso la prestazione di servizi che possano competere con i prodotti tradizionalmente offerti dalle banche e dal settore dei servizi finanziari. Questi progressi, benché benvenuti, non sono chiaramente la priorità per i soggetti che versano in stato di povertà e di vulnerabilità nei paesi in via di sviluppo. Quando si tratta di comprendere quali siano i problemi critici per il fenomeno dei cyber-excludedo per le comunità con risorse limitate e in quali aree l’intervento debba essere prioritario, le politiche di inclusione diventano essenziali. Ad esempio la possibilità di frode elettorale nei paesi ricchi e industrializzati è in generale molto meno probabile che in quelli più poveri, nei quali l’assenza di un sistema regolare di records pubblici comporta uno spropositato abuso di potere da parte delle autorità locali. I processi elettorali in questi paesi possono portare a conflitti e uccisioni quando non vengono condotti in modo libero ed equo. La portata dei brogli elettorali è molto alta nei paesi più poveri, i quali, di solito, hanno uno Stato a partito unico o due partiti che si dividono gli elettori 50% a testa. I registri delle nascite e delle morti non sono sicuri o affidabili per diverse ragioni: tra questi il fatto che i registri di nascita possono tornare indietro solo di alcuni decenni, per cui molti adulti non hanno nemmeno un certificato di nascita. Inoltre i certificati di morte sono raramente rilasciati e l’inserimento manuale di queste voci nei registri non viene fatto, portando quindi a una preponderanza di “elettori fantasma”. Allo stesso modo, e per gli stessi motivi, c’è una forte incidenza di elettori minorenni. In poche parole, l’esito di un’elezione può essere fortemente influenzato, se non addirittura predeterminato, dall’assenza di un sistema credibile di registrazione del corpo elettorale. La domanda da porsi è se, dato che queste frodi elettorali conducono a una violazione della fiducia nel sistema politico, l’utilizzo di sistemi basati su Blockchain possa aiutare ad affrontare i problemi di tale degenerazione della democrazia, del conflitto e della violenza che a volte ne possono derivare. Se la risposta fosse affermativa, l’importanza di questa tecnologia in ambito umanitario verrebbe, ancora una volta, affermata vigorosamente. Da quanto esposto, di conseguenza, un interesse nell’implementazione della tecnologia Blockchain o nello sviluppo digitale in quest’area del diritto umano non viene, purtroppo, visto con lo stesso grado di urgenza, a seconda della realtà sociale dalla quale viene osservata. Un’altra preoccupazione per lo sviluppo di strumenti basati su Blockchain in ambito umanitario è la mancanza di strutture e di istituzioni di direzione e coordinamento. Come ha affermato Barlow nella sua Declaration of the Independence of Cyberspace del 1996, l’assenza di un controllo centrale è stata un segno distintivo di orgoglio per i cyber-cittadini fin dagli inizi dell’era di Internet accessibile al pubblico. La società informatica del tempo, infatti, ha sostenuto che il successo storico e futuro di Internet come piattaforma opene affidabile per l’innovazione e l’empowerment dipendesse da un approccio decentralizzato, collaborativo e multi-stakeholder della governance: era nata l’idea di una società che fosse community driven. Un recente rapporto della Global Commission on Internet Governance ha evidenziato, tuttavia, che la governance di Internet è una delle più urgenti problematiche di politica pubblica globale del nostro tempo e ha elaborato tre possibili scenari futuri per Internet. Nel peggiore dei casi, Internet scomparirà per una serie di motivi, ricalcando una visione quasi apocalittica di questo fenomeno. Nel secondo caso si avrà uno sviluppo modesto, in cui alcuni utenti capteranno una sproporzionata quota di “elementi digitali”, mentre altri soggetti saranno esclusi in modo permanente: sarà un mondo di abbienti digitali e non abbienti. Nel terzo caso, Internet sarà “energico, vigoroso e sano”, producendo inedite opportunità di accesso a informazioni e conoscenze, di crescita, di sviluppo e di innovazione. Come sottolinea il rapporto, il terzo scenario è quello a cui aspira la maggior parte del mondo, ma per realizzare questo futuro è fondamentale porre in essere azioni concrete per garantire che Internet sia aperto, sicuro, affidabile e inclusivo per tutti. Il fatto che il report ponga l’accento, in particolare, sulla giustizia sociale e sui diritti umani, come caratteristica del terzo scenario, e riconosca la necessità di guidare in modo attivo gli sviluppi in tale direzione, è, a parere di chi scrive, un dato estremamente positivo.

Conclusioni

Tecnologia e diritti umani sono ambiti movimentati e complicati in continua evoluzione, che abbracciano una serie di aspetti fondamentali della cultura globale, tra i quali la governance di Internet stessa, venendo spesso in conflitto con la sovranità degli Stati nazionali e sollevando preoccupazioni sulla sicurezza personale e globale: si pensi alle cyberwars, al terrorismo in rete e all’uso e alla protezione dei dati personali che in determinate realtà del mondo diventano questione di vita o di morte in situazioni di conflitto armato. Citando di nuovo Atzori, mentre la tecnologia Blockchain ha il potenziale per consentire agli individui e alla comunità di ridisegnare le proprie interazioni nella politica, negli affari, e nella società in generale, con una capacità di disintermediazione mai sperimentata prima, attraverso l’uso di transazioni automatizzate e senza bisogno di fiducia tra i soggetti implicati, le funzioni tradizionali dello stato non possono essere sostituite con servizi basati su tale tecnologia. La sua opinione è che lo Stato sia il necessario punto centrale di coordinamento nella società: i sistemi di Blockchain possono migliorare notevolmente la struttura, la gestione e il processo decisionale di realtà specifiche, tuttavia il decentramento non è sempre la scelta migliore per qualsiasi tipo di organizzazione sociale perché l’utilizzo della Blockchain presenta dei limiti. In particolare, gli algoritmi e i codici binari di tale tecnologia non sono stati pensati per la politica, poiché quest’ultima è un’arte che nasce dalla sfera etica degli esseri umani e appartiene esclusivamente a loro, quali creature dotate di ragione e coscienza. Tutto ciò, a parere di chi scrive, non dovrebbe impedire di esplorare le potenzialità insite nella tecnologia alla base del fenomeno Blockchain, il quale potrebbe aiutare a mantenere il potere statale più responsabile e potrebbe intervenire dove lo stato sta fallendo nei propri doveri. La Blockchain ha un ruolo potenzialmente importante da rivestire in futuro per la protezione dei diritti umani, e gli sviluppatori interessati a tale settore dovrebbero determinare alcune aree specifiche in cui questo strumento risulti essere più promettente e dovrebbero lavorare sullo sviluppo di strumenti in tali ambiti, insieme alle organizzazioni e alle istituzioni internazionali. Il progresso auspicato richiederà l’ammissione di una forma di responsabilità nei confronti di coloro che sono soggetti a soprusi da parte di un cattivo governo e che sono allo stesso tempo, probabilmente, esclusi dalla quarta rivoluzione industriale. La parola d’ordine sarà sicuramente “inclusione”, nell’elaborazione di strategie per tenere sotto osservazione il potere pubblico e per consentire lo sviluppo di strumenti Blockchain volti a contrastare le peggiori forme di sfruttamento e abuso, dando in tal modo a questa tecnologia un’importanza assiologica che altrimenti mancherebbe.


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