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Minecraft come strumento per la libertà di espressione

Una riflessione giuridica sull’esperienza della “The Uncensored Library” e sulla libertà di parola nello spazio cibernetico

di Mirko Forti


Un archivio liberamente accessibile dove poter consultare le opere censurate di scrittori e attivisti: questo è lo scopo ultimo della The Uncensored Library[1] creata sul popolare videogioco Minecraft. Si tratta di una struttura virtuale dove gli utenti possono recarvisi per leggere gli scritti di giornalisti, pensatori e intellettuali che sono perseguitati da regimi dispotici nel mondo “reale” proprio a causa del loro lavoro e delle loro parole.

Il progetto nasce da un’idea di Reporters without Borders, volto a sensibilizzare le persone al tema della libertà di stampa e a far ascoltare la voce di coloro che sono costantemente messi a tacere per le proprie posizioni politiche e ideologiche.

L’edificio, realizzato con l’utilizzo degli ormai iconici mattoncini del celebre videogame, è stato materialmente costruito dallo studio grafico Blockworks[2] che è specializzato in opere a carattere educativo e di comunicazione disponibili nel mondo di Minecraft. Ha richiesto l’intervento di 24 costruttori di 16 diverse nazionalità per un totale di 250 ore di lavoro e 12,5 milioni di mattoni[3]: uno sforzo mastodontico per la lotta contro la censura e a favore della libertà di pensiero.

La biblioteca è suddivisa in 5 diverse aree, dove è possibile consultare le opere provenienti da specifici Paesi dove il lavoro del giornalista è sottoposto a censure e pericoli di vario genere, provenienti sia dai pubblici poteri che da organizzazioni criminali: Russia, Egitto, Messico, Vietnam e Arabia Saudita.

L’iniziativa di “The Uncensored Library” riaccende il dibattito sul tema della libertà di espressione nel contesto digitale e sull’efficacia dei provvedimenti di censura adottati da regimi dittatoriali, nonché sulla loro legittimità nel contesto del diritto internazionale attualmente in vigore. Lo fa però attraverso delle metodologie innovative che sfruttano le caratteristiche dello spazio cibernetico: i Paesi a cui si faceva prima riferimento ostacolano infatti la circolazione delle opere controverse racchiuse nella biblioteca di Minecraft, ma non il gioco stesso.

Questa breve introduzione serve per poter provare a rispondere in maniera efficace a dei quesiti che non possono rimanere più inevasi, dato il contesto politico e sociale attuale a livello globale. Gli strumenti di diritto internazionale possono tutelare in maniera efficace la libertà di espressione nello spazio cibernetico? O necessitano di ulteriori accorgimenti a causa delle peculiarità tipiche della dimensione virtuale?

La tutela della libera espressione nel cyberspace nel diritto internazionale

Occorre premettere una breve premessa metodologica; l’attenzione si rivolge al diritto internazionale per la struttura stessa del World Wide Web. La rete Internet si caratterizza infatti per una natura diffusa e decentralizzata; non è infatti dotata di una qualche entità superiore di controllo, dato che ogni device connesso al network è posto allo stesso livello. Lo spazio cibernetico trascende e oltrepassa i confini nazionali, entrando quindi in contatto con diversi orientamenti giuridici allo stesso tempo. Alla luce di queste considerazioni, si comprende che l’unico approccio possibile per regolamentare in maniera uniforme il contesto cibernetico è a livello di diritto internazionale, al fine di garantire una tutela uniforme dei diritti fondamentali degli internauti.

L’art.19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani[4] proclama il diritto alla libera espressione, riconoscendo a ogni persona la possibilità di esternare la propria opinione senza temere ritorsione alcuna, sia da soggetti privati che da pubblici poteri. Si riconosce inoltre la libertà per tutti gli individui di cercare e diffondere informazioni.

La formulazione in lingua inglese dell’articolo appena citato merita particolare attenzione per i termini utilizzati: seek, receive e impart sono particolarmente adatti anche al contesto cibernetico, pur essendo la Dichiarazione risalente al 1948. Descrivono in maniera efficace il meccanismo di ricerca e condivisione delle informazioni attraverso Internet[5].

Una formulazione pressoché identica al successivo Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici[6] che afferma la libertà di espressione per ciascun individuo, riconoscendo inoltre la libertà di cercare, ricevere e condividere informazioni indipendentemente dalle frontiere e con ogni mezzo possibile.

Occorre precisare che i documenti appena ricordati non hanno valore vincolante per le parti firmatarie, ma hanno comunque svolto un ruolo di grande influenza per la seguente legislazione in materia, sia a livello nazionale che internazionale.

Lo Special Rapporteur delle Nazioni Unite in materia di libertà di espressione affrontò, attraverso un approfondito rapporto datato 2011[7], l’influenza che le nuove tecnologie digitali hanno sulla circolazione delle informazioni, soffermandosi inoltre sulle azioni dei governi nazionali volte a regolamentare tale aspetto. Il Relatore evidenziò come Internet permetta alle persone di accedere a inesauribili fonti di informazione, permettendo e agevolando inoltre lo scambio di idee e opinioni. Considerato ciò, le limitazioni e censure apportate dagli Stati per limitare l’accesso mondo informatico, giustificate da motivi di salvaguardia dell’ordine pubblico e della sicurezza interna, vengono accusate dallo stesso Relatore di eccessivo paternalismo. Si baserebbero infatti sulla convinzione che le persone non possano autodisciplinarsi in tale ambito. Lo Special Rapporteur si augurò inoltre che tali limitazioni si limitassero allo stretto indispensabile e non sfociassero in comportamenti abusivi.

Gli accordi regionali in materia di diritti fondamentali: l’esperienza europea

Ai fini di una maggiore completezza della trattazione, occorre dar conto anche dei diversi accordi a livello regionale che hanno affrontato il tema della salvaguardia della libertà di espressione. L’attenzione è rivolta in particolar modo al territorio europeo, considerato il ruolo culturale, politico ed economico che i Paesi provenienti da tale zona svolgono a livello globale.

L’art.10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali[8], firmata in seno al Consiglio di Europa, stabilisce che ogni individuo ha il diritto di esprimere la propria opinione e di condividere informazioni senza interferenze dai pubblici poteri e senza dover considerare frontiere e confini. Il diritto alla libera espressione non assume però valore assoluto, dovendo essere bilanciato con altri principi di pari valore. Le possibili restrizioni devono però essere caratterizzate da necessarietà per il mantenimento di una società democratica.

Si esprime con toni similari la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea[9], formulata nel 2000 e recepita con valore giuridico vincolante dall’art.6 del Trattato sull’Unione europea così come modificato dai Trattati di Lisbona. L’art.11 della Carta afferma che ogni persona ha diritto a formulare i propri pensieri, senza dover temere ingerenza alcuna e in maniera indipendente da confini e barriere. Si riconosce inoltre il valore del pluralismo dei mezzi di informazione.

“The Uncensored Library” come nuovo passo verso una tutela uniforme della libertà di espressione nel contesto cibernetico.

Questo breve esame dell’attuale ordinamento normativo in materia si rivela fondamentale per comprendere lo stato attuale degli strumenti di diritto internazionale per il rispetto della libertà di espressione.

Tali previsioni normative devono però adattarsi a un contesto particolare come lo spazio cibernetico, che ha radicalmente trasformato il tradizionale meccanismo di circolazione delle informazioni.

La disponibilità diffusa di device in grado di connettersi a Internet ha favorito la progressiva introduzione di un modello di comunicazione basato sul peer-to-peer[10], secondo il quale un numero elevato di individui produce informazioni e cultura in maniera autonoma. Si passa perciò a una condivisione delle opinioni per via orizzontale, oltrepassando il tradizionale paradigma verticale dove giornali e televisioni producevano informazioni da inviare agli spettatori e lettori che assistevano nel ruolo di meri fruitori[11].

Questo nuovo meccanismo è reso possibile dalla natura stessa della rete Internet che, come prima si accennava, si presenta come diffusa e decentralizzata: non può essere contenuta all’interno di confini nazionali. Occorre inoltre considerare il ruolo sempre più predominante che i soggetti privati rivestono nel contesto cibernetico, di cui il progetto “The Uncensored Library” ne è una prova lampante. Le grandi compagnie di telecomunicazioni, addette a fornire le infrastrutture necessarie all’accesso a Internet, così come i grandi aggregatori di contenuti online, come Minecraft nel caso di specie, hanno ormai un’importante influenza nella formazione delle policies cibernetiche.

La regolamentazione del contesto virtuale deve perciò tenere conto anche delle azioni e intenzioni di questi soggetti, al fine di essere correttamente recepita dalla comunità degli utenti di Internet.

L’iniziativa della libreria di Minecraft dimostra inoltre la sostanziale inefficacia delle normative di censura di origine statale: il potere del World Wide Web di oltrepassare i confini nazionali fa sì che anche opere censurate possano essere disponibili in più Paesi. Un ulteriore segnale che viene lanciato da questa esperienza è la necessità di una tutela uniforme dei diritti fondamentali nello spazio cibernetico, e in particolare della libertà di espressione. Pur comprendendo i diversi contesti culturali e le varie influenze sociali, limitare l’esercizio di un simile valore nell’ambito virtuale vorrebbe dirne snaturarne l’essenza stessa, sottoponendola a variabili quali la provenienza geografica dell’utente o la localizzazione della connessione.

Come si è visto dall’analisi delle norme internazionali in materia, il diritto all’informazione è strettamente legato alla libertà di espressione: qualsiasi soggetto, per esprimere la propria opinione con cognizione di causa, deve essere infatti in grado di informarsi adeguatamente.

Alla luce di queste considerazioni, è possibile formulare alcune conclusioni in risposta al quesito con cui si era aperta questa breve analisi. Gli strumenti attualmente in vigore di diritto internazionale forniscono un’ottima base per la tutela della libera espressione nel contesto cibernetico, ma richiedono un ulteriore sforzo normativo e politico a livello internazionale e regionale.

Si deve infatti considerare il ruolo dei soggetti privati nel dominio virtuale, collaborando con questi per regolamentare in maniera efficace lo spazio cibernetico e proporre perciò una tutela uniforme dei diritti fondamentali per gli internauti.


[1] Qui è possibile consultare tutto lo sviluppo del progetto “The Uncensored Library”, dalle fasi iniziali fino alla realtà attuale.

[2] Il collegamento rimanda al sito del collettivo Blockworks, dove è possibile osservare il loro portfolio dei lavori realizzati su Minecraft.

[3] CONTIN A., Ecco come il videogioco Minecraft è diventato l’ultimo confine della libertà di stampa, in La Stampa, 23 Marzo 2020, https://www.lastampa.it/tecnologia/giochi/2020/03/23/news/nel-videogioco-minecraft-c-e-una-biblioteca-contro-la-censura-1.38628361 (ultimo accesso il 18 Giugno 2020).

[4] Nazioni Unite, Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Risoluzione dell’Assemblea Generale, 10 Dicembre 1948, 217A.

[5] ROZO SORDINI P.E., La libertà di espressione nell’era digitale: disciplina internazionale e problematiche, Ispi Working Paper, 52, 2013, https://www.ispionline.it/sites/default/files/pubblicazioni/wp_52_2013.pdf (ultimo accesso il 18 Giugno 2020),

[6] Nazioni Unite, Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, Risoluzione dell’Assemblea Generale, 16 Dicembre 1966, 2200A (XXI).

[7] Nazioni Unite, Report of the Special Rapporteur on the promotion and protection of the right to freedom of opinion and expression Frank La Rue, 16 Maggio 2011, A/HRC/17/27.

[8] Consiglio di Europa, Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, 1950.

[9] Unione Europea, Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, 18 Dicembre 2000, 2012/C 326/02.

[10] BENKLER Y., The wealth of networks: how social production transforms markets and freedom, Yale University Press, 2017.

[11] MIR J.B., BASSINI M., Freedom of expression in the Internet. Main trends of the case law of the European Court of Human Rights, in POLLICINO O., ROMEO G., (a cura di), Internet Constitutional Law, Routledge, 2016,71.


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