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Trump vs TikTok: quali sono i possibili sviluppi?

Le conseguenze giuridiche dello scontro tra la presidenza statunitense e il popolare social media di proprietà cinese

di Mirko Forti


TikTok è una piattaforma di social network dove gli utenti interagiscono tra di loro creando e condividendo video di breve durata. Ha acquisito una popolarità tale da poter rivaleggiare con i maggiori attori del mercato di riferimento come Facebook e Instagram[1]. Questo successo può essere dovuto a diversi fattori di innovazione rispetto alle precedenti esperienze di piattaforme di social media, come una maggiore attenzione ai comportamenti dell’utente e alle sue possibili preferenze[2]. TikTok mostra infatti ai propri iscritti i video che l’algoritmo di funzionamento ritiene che vogliano vedere, basandosi sul comportamento on-line dei singoli utenti; non viene perciò dato risalto, come succede ad esempio con Facebook, ai contenuti creati dagli “amici”, ossia dagli utenti con cui il singolo iscritto è in contatto diretto.

Per poter fare ciò, TikTok deve però raccogliere una grande quantità di dati sui propri utenti, al fine di formulare delle previsioni attendibili sui loro gusti e le loro preferenze di navigazione on-line. Occorre perciò valutare come viene tutelata la privacy e come vengono protetti i dati personali degli iscritti alla piattaforma. Le preoccupazioni in materia di data protection sono solo alcuni degli argomenti al centro del dibattito di questi ultimi giorni, dove il social media in questione è diventato materia di contesa giuridica e geopolitica tra gli Stati Uniti e la Cina.

Stiamo valutando se vietare l’utilizzo di TikTok negli Stati Uniti”; così si è recentemente espresso il presidente degli Stati Uniti Donald Trump[3]. Sulla stessa lunghezza d’onda si era pronunciato il Segretario di Stato Mike Pompeo, anticipando come il governo statunitense stesse riflettendo sulla fattibilità di un ban per le piattaforme sviluppate da aziende cinesi[4], tra cui anche l’app di messaggistica WeChat.

Lo scorso 6 Agosto l’amministrazione statunitense ha emanato due distinti ordini esecutivi[5], richiedendo che tali compagnie si impegnino a vendere entro 45 giorni a controparti americane la proprietà delle applicazioni funzionanti negli Stati Uniti. Scaduto tale termine, gli utenti sul territorio statunitense non potranno più accedere ai propri profili TikTok e WeChat.

Quali possono essere le conseguenze giuridiche di una simile mossa politica? Che cosa può comportare in materia di tutela dei diritti fondamentali e cyberspace governance l’attuazione dei provvedimenti del presidente Trump?

La legittimazione giuridica dell’azione statunitense nei confronti delle app di origine cinese

Prima di poter rispondere a questi quesiti, occorre riflettere su quale sia l’effettiva base giuridica sulla quale la presidenza Trump ha fondato la propria azione. Per limitare l’azione di compagnie straniere sul territorio dello Stato, tutelando così la sicurezza nazionale, l’amministrazione statunitense può percorrere due strade[6].

Una prima scelta è rappresentata dalla Commissione sugli Investimenti Stranieri negli Stati Uniti[7]: si tratta di un organo interdipartimentale con la capacità di valutare ed eventualmente bloccare l’acquisizione da parte di compagnie straniere di asset statunitensi.

Gli ordini esecutivi oggetto di dibattito trovano però la loro legittimazione nell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA)[8]. Questo provvedimento normativo garantisce alla presidenza un ampio potere di intervento nel settore economico e commerciale ed un maggior margine discrezionale, rispetto a quello della Commissione precedentemente citata, nella scelta dei rimedi da adottare per superare il periodo di emergenza nazionale. I rischi riscontrati nel caso di specie riguardano la privacy e la protezione dei dati personali degli utenti di TikTok e WeChat. L’origine cinese delle applicazioni in questione ha sollevato dubbi e riflessioni sugli effettivi legami tra il governo della Repubblica Popolare Cinese e le società proprietarie delle app. L’attenzione è rivolta in particolar modo ai soggetti che hanno un effettivo potere di accesso nei confronti dei dati personali degli utenti statunitensi.

Il ricorrere alle disposizioni dell’IEEPA per bandire TikTok e WeChat susciterà presumibilmente delle perplessità in merito alle effettive prerogative di suddetto dipartimento, rinvigorendo il dibattito in merito a una sua possibile riforma per prevenirne un possibile esercizio abusivo[9].

Una volta compresa la legittimazione giuridica degli ordini esecutivi emanati dalla presidenza Trump, si può riflettere su quali saranno le conseguenze di tale iniziativa politica, a partire dall’ambito della gestione dello spazio cibernetico. 

Gli effetti dei ban di TikTok e WeChat nella governance del cyberspazio

            Una delle caratteristiche principali del cyberspace è la sua natura diffusa e decentralizzata. Manca infatti un’autorità sovraordinata incaricata di regolamentare il flusso di contenuti tra i vari device connessi alla rete, posizionati ad un livello paritetico tra loro. Occorre inoltre notare la forte connotazione sovranazionale dello spazio cibernetico che oltrepassa infatti i diversi confini nazionali, andando quindi a toccare diversi ordinamenti giuridici.

Partendo da questi presupposti, si comprende che la fattibilità tecnica di quanto proposto dal presidente Trump risulta quantomeno dubbia. La vendita del settore operante nel territorio statunitense di TikTok comporterebbe la suddivisione in due parti della piattaforma di social media in questione. Vorrebbe dire bloccare il flusso di dati che intercorre tra gli utenti che si trovano nel territorio USA e quelli presenti nelle nazioni straniere. Una simile operazione andrebbe incontro a diversi ostacoli tecnici, si pensi ad esempio alla riconfigurazione dei server coinvolti e alla conseguente nuova archiviazione dei dati, e giuridici, poiché dovrebbe essere garantita la privacy e la protezione dei dati personali degli utenti interessati.

Gli ordini esecutivi emanati dalla presidenza Trump rappresentano inoltre un significativo cambio di posizione rispetto alla tradizionale posizione statunitense nei confronti della governance del cyberspazio. Da un approccio favorevole all’intervento dei soggetti privati nella regolamentazione degli affari cibernetici, la cd. multistakeholder governance[10], si passa infatti a un intervento deciso dello Stato volto a influenzare il mercato informatico.

Questa azione potrebbe avere effetti importanti anche nella salvaguardia di diritti fondamentali quali la libertà di espressione.

La tutela della libertà di espressione e l’eventuale divieto di utilizzo di TikTok nel territorio statunitense 

La crescente diffusione del world wide web ha avuto innegabili conseguenze sulle tradizionali modalità di comunicazione e sulla comune struttura del mercato dei mass media come. Nella società odierna è infatti sufficiente avere un qualsiasi device elettronico, come uno smartphone o un laptop, per avere la disponibilità di una connessione cibernetica e poter quindi condividere il proprio pensiero con gli altri utenti del mondo virtuale.

Questo favorisce la progressiva introduzione di un modello di comunicazione basato sul peer-to-peer[11], secondo il quale un numero elevato di individui produce informazioni e cultura in maniera autonoma, senza alcuna coordinazione o influenza da parte di capitali e/o compagnie editoriali. Il tradizionale assetto verticale della circolazione delle notizie, dal giornale al lettore che si limitava al ruolo di mero fruitore passivo, viene gradualmente messo in discussione in favore di snodi comunicativi orizzontali. Inizia a perdere di significato la distinzione tra senders e receivers, tra coloro che inviano le notizie e quelli che le ricevono[12]; l’utente cibernetico può infatti rivestire entrambi i ruoli allo stesso tempo.

I social media hanno avuto un ruolo fondamentale nel superare queste tradizionali categorie. I provvedimenti statunitensi potrebbero perciò limitare le possibilità di alcuni utenti cibernetici di far sentire la propria voce, ponendoli quindi in una posizione di inferiorità rispetto agli altri internauti.

Il diritto alla libera espressione è riconosciuto dai più importanti Trattati Internazionali, dimostrando che ormai fa parte del patrimonio giuridico della civiltà contemporanea. A mero titolo di esempio, si può menzionare l’art.19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU)[13] e l’art.19 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (PIDCP)[14]. La libera espressione non è però un valore assoluto, dato che deve essere controbilanciato da altri diritti di pari interesse e da principi quali l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale (art.29 DUDU). Non possono essere perciò tollerate restrizioni arbitrarie, non previste dalla legge e non giustificate da alcun interesse superiore.

Gli ordini esecutivi contro TikTok e WeChat possono rappresentare un precedente?

Al termine di questo breve studio, è possibile avanzare qualche riflessione prendendo spunto dai quesiti da cui tale analisi ha tratto origine. I provvedimenti emanati dalla presidenza statunitense sollevano numerose perplessità. In primis, da un punto di vista tecnico-informatico: la suddivisione delle applicazioni di TikTok e WeChat in due parti distinte, una destinata all’utenza nel territorio USA e l’altra al resto del mondo, può rivelarsi assai complessa.

Adottando tale politica, gli Stati Uniti compiono inoltre un radicale cambio di direzione per quanto riguarda la governance del cyberspace che li distacca dai propri partner europei e, paradossalmente, li avvicina alle posizioni di Russia e Cina. Non sono quindi da escludere casi simili in futuro, dove gli Stati Uniti potrebbero intervenire nel settore cibernetico per indirizzare lo svolgimento del mercato informatico per proteggere la propria sicurezza nazionale. Questo orizzonte è però incerto e dipendente dalla variabile delle prossime elezioni presidenziali.

Da un punto di vista della tutela dei diritti fondamentali, gli ordini esecutivi in questione rischiano di non garantire un’applicazione e una salvaguardia uniforme di tali diritti. Gli utenti cibernetici presenti sul territorio statunitense rischierebbero infatti di vedersi esclusi da una delle piattaforme sociali attualmente più popolari, con il conseguente detrimento per la loro libertà di espressione e informazione.


[1] MIN S., How TikTok overtook Facebook and Instagram to become the most downloaded app on planet, in CBS News, 10 Maggio 2019, https://www.cbsnews.com/news/tiktoks-most-downloaded-app-beating-facebook-and-instagram-but-its-popularity-comes-with-data-privacy-concerns/(ultimo accesso il 13 Agosto 2020).

[2] HERRMAN J., How TikTok is rewriting the World, in The New York Times, 10 Marzo 2019, https://www.nytimes.com/2019/03/10/style/what-is-tik-tok.html (ultimo accesso il 13 Agosto 2020).

[3] WONG Q., MIHALCIK C., Trump plans to ban TikTok in the US, report says, in Cnet.com, 1 Agosto 2020, https://www.cnet.com/news/trump-plans-to-ban-tiktok-in-the-us-report-says/ (ultimo accesso il 6 Agosto 2020).

[4] MAKENA K, The US government is considering a TikTok ban, says secretary of state, in The Verge, 7 Luglio 2020, https://www.theverge.com/2020/7/7/21316062/tiktok-ban-app-mike-pompeo-government-china-bytedance-communist-party (ultimo accesso il 6 Agosto 2020).

[5] CARVAJAL N., KELLY C., Trump issues orders banning TikTok and WeChat from operating in 45 days if theyare not sold by Chinese parent companies, in CNN Politics, 7 Agosto 2020, https://edition.cnn.com/2020/08/06/politics/trump-executive-order-tiktok/index.html (ultimo accesso il 13 Agosto 2020).

[6] GERTZ G., Why is Trump administration banning TikTok and WeChat?, in Brookings.edu, 7 Agosto 2020, https://www.brookings.edu/blog/up-front/2020/08/07/why-is-the-trump-administration-banning-tiktok-and-wechat/ (ultimo accesso il 13 Agosto 2020).

[7] Commissione sugli Investimenti Stranieri negli Stati Uniti opera sulla base di quanto previsto dalla sezione 721 del Defense Production Act del 1950 e sue successive modificazioni,  https://home.treasury.gov/policy-issues/international/the-committee-on-foreign-investment-in-the-united-states-cfius (ultimo accesso il 13 Agosto 2020).

[8] 50 U.S. Code Chapter 35 – International Emergency Economic Powers, https://www.law.cornell.edu/uscode/text/50/chapter-35 (ultimo accesso il 13 Agosto 2020).

[9] HARRELL P.E., How to reform IEEPA, in Lawfare, 28 Agosto 2019, https://www.lawfareblog.com/how-reform-ieepa (ultimo accesso il 13 Agosto 2020).

[10] EICHENSER K., The cyber-law of nations, in Georgetown Law Journal, 107, 2015, 317 ss.

[11] Benkler Y., The wealth of networks: how social production transforms markets and freedom, Yale University Press, 2006, 31 ss.

[12] Mir J.B., Bassini M., Freedom of expression in the Internet. Main trends of the case law of the European Court of Human Rights, in Pollicino O, Romeo G. (a cura di), Internet Constitutional Law, Routledge 2016, 71 ss.

[13] Il testo ufficiale della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, è disponibile al seguente link https://www.ohchr.org/EN/UDHR/Documents/UDHR_Translations/itn.pdf (ultimo accesso il 13 Agosto 2020).

[14] Il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici è un trattato multilaterale adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la Risoluzione 2200A (XXI) il 16 dicembre 1966. Il testo del trattato è disponibile al seguente link https://treaties.un.org/doc/publication/unts/volume%20999/volume-999-i-14668-english.pdf (ultimo accesso il 13 Agosto 2020).


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