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Militarizzazione dello spazio: cos’è lo “space warfare” e quali futuri scenari nel diritto internazionale

di Paolo Di Marcantonio


Tra gli elementi caratterizzanti la narrativa di fantascienza e successivamente rappresentati sul grande e piccolo schermo in innumerevoli serie tv e blockbuster, i combattimenti nello spazio son sempre stati visti come un qualcosa di molto lontano dalla vita reale, come un buon metodo di intrattenimento, non realizzabile nel breve futuro.

Tuttavia, l’accelerazione della corsa allo spazio iniziata nell’ultimo decennio, che vede come protagonisti sia Stati che società multinazionali, ha dimostrato come esista una enorme lacuna normativa nel campo del diritto spaziale, non solo con riguardo al settore commerciale (basti pensare ad esempio all’occupazione di orbite da parte di satelliti o alla potenziale privatizzazione delle orbite stesse) ma anche in campo militare, ovvero con riferimento a possibili azioni ostili (compiute da organizzazioni militari e non) e dunque a vere e proprie scaramucce svolte nello spazio e/o nei pressi di satelliti (artificiali o naturali) che potrebbero generare ripercussioni sulla vita di tutti i giorni.

Space Warfare: realtà o fantascienza?

La nozione di guerra spaziale, quale analisi meramente sintattica, potrebbe far (erroneamente) pensare che le attività ad essa connesse riguardino solamente le azioni eseguite al di fuori dell’atmosfera terrestre. Tuttavia, come ampiamente evidenziato dalla letteratura di settore[1], il primo conflitto che ha visto l’utilizzo dello spazio come asset militare strategico è da ricercare negli anni ’90.

La prima guerra del Golfo ha difatti dimostrato come lo spazio (leggasi i satelliti in orbita) giochino un ruolo fondamentale in tutti i futuri conflitti combattuti da quel momento storico in poi.

Basti pensare che la tecnologia GPS, gli ordigni guidati a distanza, e le informazioni in tempo reale, utilizzate dalle grandi forze militari per muovere ingenti numeri di mezzi e uomini, sono per la maggior parte ascrivibili a dati acquisiti da satelliti.

Dagli anni 90 ad oggi, l’avanzamento tecnologico in campo spaziale ha subito un radicale cambiamento soprattutto con riferimento alla dimensione dei satelliti stessi. Il lavoro di “miniaturizzazione”, combinato all’utilizzo di materiali innovativi, che han garantito una significativa diminuzione del peso, permettono oggi un minor dispendio di spazio e risorse per il lancio in orbita rispetto ai decenni passati. Tutto questo permette quindi sempre a più attori, pubblici e privati, di inviare nell’atmosfera i loro asset.

Infine, ulteriori elementi che dimostrano una accelerazione della corsa alla militarizzazione dello spazio sono i numerosi test finalizzati alla produzione di ASAT[2], laser o addirittura satelliti manovrabili, finalizzati all’incapacitazione temporanea, alla totale distruzione o all’hackeraggio di uno o più dispositivi collocati nell’atmosfera terreste.

Quale diritto nello spazio?

La disciplina giuridica del diritto spaziale fonda le sue basi su 5 principali trattati, stipulati tutti nel periodo d’oro della corsa allo spazio e che disciplinano le varie attività svolte all’epoca nell’orbita terrestre.

I 4 trattati minori pongono le basi giuridiche per: la disciplina del salvataggio e ritorno degli astronauti[3], per la responsabilità dei danni causati da oggetti spaziali[4], per la registrazione degli oggetti lanciati nello spazio extra atmosferico[5] e per le attività sulla luna. Il principale, nonché il primo tra tutti i ratificati, ovvero il Trattato sullo spazio extra-atmosferico (OST) pone, al contrario dei documenti precedentemente indicati, le basi per una proto-costituzione del diritto spaziale, sancendo, tra i vari principi espressi, che “Gli Stati contraenti rinunciano a collocare in orbita terrestre oggetti vettori di armi nucleari o di qualsivoglia altro tipo di armi di distruzione di massa, a insediare dette armi su corpi celesti e a collocarle, in qualsiasi altro modo, nello spazio extraatmosferico”[6] ed ancora che “Le attività degli Stati contraenti… devono essere condotte secondo le norme del diritto internazionale… nell’intento di mantenere la pace e la sicurezza internazionale e di promuovere la cooperazione e la comprensione fra gli Stati”.

L’interpretazione dei trattati sullo spazio

A ben vedere, l’intento del legislatore degli anni 60 era quello di vincolare gli stati nell’unire le forze con lo scopo ultimo di spingere l’uomo al di fuori dell’orbita terrestre, non utilizzando un luogo “vergine” ed inesplorato per scopi bellici. Nel corso del tempo, tuttavia, l’interpretazione delle superpotenze ha portato ad una perdita di valore del trattato ratificato, complice anche il totale disinteresse nella produzione ed aggiornamento di nuova normativa di settore.

L’interpretazione oggi data agli artt. III e IV sopra riportati, pur vincolando gli stati al non dispiegamento di armi di distruzione di massa nell’atmosfera, nulla vieta con riguardo all’invio in orbita di altri tipi di dispositivi o per lo svolgimento di test con scopi bellici, portando dunque gli esperti del settore ad affermare che il comportamento “pacifico”, descritto nell’art. III del trattato, debba essere letto come “non aggressivo”[7].

Ciò posto, è necessario effettuare una precisazione sull’art. IV dell’OST e sulla necessità di un aggiornamento normativo del settore, con particolare riferimento alla dicitura “armi di distruzione di massa”.

Difatti, benché la comunità internazionale individui con tale dicitura tutte le attrezzature appartenenti alla categoria CBRN[8], a parere di chi scrive sarebbe necessario individuare in tali categorie anche attrezzature (o software) che producano ingenti danni ai sistemi elettrici dei satelliti, definiti da alcuni studiosi come EWMD[9].

A ben pensare, una esplosione elettromagnetica o un malware “fuori controllo” potrebbe minare il funzionamento di numerosi satelliti civili andando, ad esempio, ad interrompere il funzionamento del sistema GPS e provocando, come conseguenza, un grave danno ai trasporti internazionali, cosa del quale la nazione (o società) responsabile dovrebbe dar conto alla comunità internazionale tutta.

Per il futuro

È fondamentale che gli enti e le organizzazioni sovranazionali investano nella stesura di nuovi trattati e, contemporaneamente, incentivare i professionisti e gli accademici di tutto il mondo allo studio della materia, con specifico  riferimento agli strumenti di soft law. Caso scuola è individuabile nel Woomera Manual[10], progetto interdisciplinare che si pone l’obiettivo di unire gli studi del diritto spaziale, del diritto bellico e del diritto internazionale umanitario con il fine ultimo di organizzare ed ipotizzare potenziali sviluppi riguardo l’applicazione del diritto nello spazio. L’auspicio è che iniziative di questo genere siano sempre più frequenti e che dalla loro combinazione si riesca, il prima possibile, ad ottenere un corpus normativo organico sviluppato con la collaborazione di quanti più governi possibili sulla regolamentazione dello spazio extra-atmosferico.

 


[1] Gps and the World’s first “Space War”, Larry Greenemeier, 2016

[2] Armi anti satellite, ovvero vettori lanciati da terra o da aereomobili che, attraverso la sola forza cinetica, permettono la distruzione di un satellite in orbita

[3] Accordo sul salvataggio ed il ricupero dei cosmonauti nonché sulla restituzione degli oggetti lanciati nello spazio extra-atmosferico del 22 Aprile 1968

[4] Convenzione sulla responsabilità internazionale per danni cagionati da oggetti spaziali del 29 Marzo 1968

[5] Convenzione sull’immatricolazione degli oggetti lanciati nello spazio extra-atmosferico

[6] Trattato sulle norme per l’esplorazione e l’utilizzazione, da parte degli Stati, dello spazio extra-atmosferico, compresi la luna e gli altri corpi celesti del 27 gennaio 1967

[7] The applicability if rules of international humanitarian law to military conflicts in outer space, Fabio Tronchetti, 2012; The International Legal Implications of Military Space Operations:Examining the Interplay betweenInternational Humanitarian Law and theOuter Space Legal Regime, Dale Stephens, 2018

[8] Chimica, Battereologica, Radiologica, Nucleare

[9] Armi di distruzioni di massa elettroniche, vedi The Electromagnetic Bomb – a Weapon of Electrical Mass Destruction, Carlo Kopp; Computer Malware the New ‘Weapon of Mass Destruction’, Kim Zetter, 2008

[10] The Woomera Manual project, https://law.adelaide.edu.au/woomera/


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