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Le smart cities e la privacy

Le più grandi città europee incontrano la tecnologia. Nascono le smart cities, le città del futuro

di Valentina Brovedani


Non esistono città intelligenti senza cittadini intelligenti[1].

L’idea di smart city è sempre più motivo di competizione tra le più evolute e moderne città del mondo. Per alcuni, una città è tanto più “smart” – e dunque, tanto più il suo gradiente di intelligence sarà alto – quanto più la struttura urbana è portata ad integrarsi con le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICTs).

Per altri, invece, il criterio prende ad esame la capacità dell’intelligenza artificiale di insinuarsi in contesti quali la struttura sociale, l’ambiente, la cultura diffusa a traino della logica imprenditoriale e incidendo sulla governance a vantaggio dei processi democratici ed incalzando l’evoluzione di un modello di “cybor-civics[2].

Internet of Things

L’internet of things, inteso come l’insieme delle tecnologie in grado di collegare a internet e far comunicare in maniera intelligente (quasi) qualunque tipo di apparato, è uno di quei fenomeni tecnologici che ha già iniziato, più di altri, a trasformare le nostre città.

Dai sistemi di trasporto intelligente all’illuminazione, dallo smaltimento razionale dei rifiuti urbani all’uso della domotica nella c.d. home abitation, fino alla logistica. Saremo in grado di ottimizzare il livello qualitativo e quantitativo dei servizi.

Molti di questi servizi non sono più fantascienza, lo smart mobility, per esempio, costituisce un importante tassello dell’uso della tecnologia. È grazie all’uso di applicazioni per accessi e soste anche a pagamento in date aree urbane e alle tecnologie di localizzazione di persone e mezzi come GPS, telecamere e pilomat, che è nata la possibilità di regolare il traffico adeguandolo ad esigenze urbanistiche, energetiche ed ambientali delle città, mettendolo sempre più al servizio di una convivenza sociale ecocompatibile. Il car pooling, l’uso di veicoli elettrici e ibridi, il bike sharing a flusso libero (ossia senza stazioni di noleggio delle biciclette che consente, tramite un’app, di sbloccare il lucchetto e di prelevare il mezzo ovunque e lasciarlo ovunque, una volta terminato l’uso) sono solo alcuni degli esempi di come l’Internet of Things stia sostanzialmente assorbendo ogni aspetto del nostro vivere quotidiano, consentendo ai cittadini di pianificare i propri percorsi mediante una sola applicazione.

La mobility on demand, invero, si rivolge anche ai servizi per la sicurezza della mobilità, con adattamenti preferenziali per anziani, bambini, portatori di handicaps: piste ciclabili e attraversamenti pedonali sicuri. Non da ultimo, l’IoT ha fornito soluzioni tecnologiche anche nel settore del commercio, incrementando la diffusione dell’e-commerce ed il sempre più frequente ricorso alle reverse logistics.

Big Data e privacy

L’Internet delle cose si prepone sostanzialmente lo scopo, mediante l’utilizzo di tecnologie, di monitorare, controllare e trasferire informazioni. L’enorme mole di dati relativi alla città e ai cittadini che la abitano viene costantemente raccolta e analizzata dagli strumenti tecnologici che definiscono le smart cities.

Il passaggio tecnologico alla base della smart city è, pertanto, rappresentato dall’avvento dei c.d. Big Data, da cui discende il ruolo centrale rivestito dalle Tecnologie che presiedono alla raccolta, alla comunicazione e all’analisi dei dati in un sistema iperconnesso. Il connubio Big Data e Internet of Things (IoT) trova nel modello smart city la sua ideale trasposizione pratica.

Il passaggio successivo è costituito dalla trasformazione di questo enorme ammasso di informazioni in un miglioramento dei servizi, che potremmo definire “big urban data”, tra questi il trasporto, la distribuzione energetica, la cura della persona e della salute, il monitoraggio dell’ambiente, la risposta alle emergenze e alle attività sociali e la realizzazione di nuovi modelli di business.

È chiaro che la tecnologia faciliterà le attività quotidiane, ma a che costo? Se è vero che è timidamente avvertita da alcuni l’esigenza di “smart law” specificamente calibrata sui rischi connessi alle smart cities e che sia in grado prevenire potenziali rischi connessi alla violazione delle normative sulla privacy, ai più pare che la situazione attuale dell’impianto normativo italiano – specialmente dopo l’entrata in vigore del GDPR –  sia perfettamente in grado di proteggere i dati dei cittadini contro tali rischi.

La smart city sorge dalla condivisione delle informazioni incidendo sui servizi e sulla riprogettazione della città del futuro. Tuttavia, ciò richiede un efficace coordinamento alla tutela della privacy che si indirizza sempre più verso la protezione dei dati personali e la loro precauzione in termini di sicurezza, proprio attraverso la tecnologia, rivolgendo particolare attenzione ai profili della cybersicurezza.

Invero, l’espresso riconoscimento del criterio della “privacy by design” all’interno del recente regolamento europeo costituisce un importante parametro al quale improntare lo sviluppo e la valorizzazione delle tecnologie utilizzate per le smart cities[3], nel rispetto della tutela dei dati personali.

La democrazia può compiersi solo con un popolo informato (Toqueville)

Il concetto di smart city faciliterà i rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini, rivoluzionando anche l’attuale sistema di governance. La pubblica amministrazione ha di recente adottato la strada della progressiva digitalizzazione delle proprie attività e dei propri rapporti con il cittadino, optando per una tecnologia d’avanguardia per la raccolta, l’elaborazione, la conservazione, il trasferimento e l’analisi della enorme mole di dati resa disponibile alle pubbliche amministrazioni medesime, ma non senza oneri. Spetta dunque alle amministrazioni delle smart cities estrarre le informazioni utili e di indirizzo a supporto della creazione di policies e processi decisionali basati sull’osservazione effettiva della realtà per garantire una maggiore consapevolezza dei bisogni reali della popolazione. Ciò garantirà ai cittadini una maggiore partecipazione alla vita pubblica e alle politiche decisionali a tutela del sistema democratico, mediante un coordinamento efficace tra attività pubblica e sfera del privato, intervenendo positivamente sulla semplificazione amministrativa, nonché sulla economicità e sulla efficienza della pubblica amministrazione alla luce della nuova dimensione amministrativa locale.


Bibliografia:

[1]C. Ratti, Smart city, smart citizen, Milano, Egea, 2013.

[2]G.F.Ferrari., L’idea di smart city, La prossima città(a cura di), Milano, Mimesis, 2017.

[3]G. Pedrazzi, Big Urban Data nella smart city, G.F. Ferrari – La prossima città (a cura di), Milano, Mimesis, 2017.


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