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Quattro cose che non sapevi sulla net neutrality: le ragioni a favore dell’abolizione

di Rosa Calise

Questo è il secondo articolo della serie “Quattro cose che non sapevi sulla Net Neutrality”.
Puoi leggere il primo, che racconta la “Storia di una lite in USA” qui.

 


Dal giugno 2018, data in cui è stato ufficializzato il Restoring Internet Freedom Order promosso dall’amministrazione Trump e votato nel dicembre precedente, le regole a protezione della Net Neutrality sono state demolite e, all’apparenza, non sembra che ci siano stati grossi cambiamenti. Avevano ragione i detrattori della Net Neutrality?

 

Aggiornamenti in tempo reale

Fallito il tentativo del Senato di opporsi al Restoring Internet Freedom Order, proposto dall’attuale presidente della FCC Ajit Pai, in data 11 giugno 2018 il documento è stato ufficializzato e le regole a difesa della Net Neutrality [1], contenute nell’Open Internet Order adottato nel 2015 dall’amministrazione Obama, sono cadute.

La paventata fine di Internet così come lo conosciamo non si è ancora verificata, tuttavia le proteste non si sono certo fermate: lo scorso febbraio è stato un mese difficile per la FCC, cominciato (esattamente il 1° febbraio) con le prime udienze orali della causa intentata da Mozilla Corporation contro la FCC, a cui si sono aggiunti alcune società tech (tra cui Vimeo, Kickstarter, Foursquare, Etsy), 22 Stati e il Distretto della Columbia [2].

Il 6 marzo è stata la volta dei gruppi parlamentari dei Democratici di Camera e Senato che hanno presentato il Save The Internet Act, un nuovo disegno di legge di sole due pagine che, con estrema chiarezza, chiede che siano ripristinate le regole abrogate nel dicembre 2017 da un voto decisamente troppo frettoloso della FCC [3].

Perché riprovarci ora?

Quando i democratici provarono a bloccare l’entrata in vigore del Restoring Internet Freedom, attraverso la procedura del CRA (Congressional Review Act), la risoluzione proposta dal senatore democratico Ed Markey passò in Senato con 52 voti a favore e 47 contro, ma fu bloccata alla Camera.

Nelle elezioni di mid-term, tenutesi il 6 novembre 2018, i democratici hanno riconquistato numerosi seggi alla Camera, di cui ora costituiscono la maggioranza. La maggior parte degli americani (86%, cifra che include anche l’82% dei repubblicani) è a favore del ripristino delle regole sulla Net Neutrality ma il nuovo disegno di legge, per entrare in vigore, dovrebbe ottenere la maggioranza anche in Senato (che è ora controllato dai repubblicani più saldamente rispetto al 2017) ed essere firmato da Trump: scenario improbabile.

Qualunque sia l’esito delle votazioni, il Save The Internet Act è una mossa politica fastidiosa per i repubblicani, che sono costretti a pronunciarsi su un tema che vede, appunto, la maggior parte degli americani contrari alla posizione da quest’ultimi sostenuta e poco prima delle elezioni del 2020.

“Sfortuna” vuole anche che le aree in cui i repubblicani raccolgono il maggior consenso siano le aree rurali in cui la connessione internet non è diffusa in modo capillare: le reti sono insufficienti, l’offerta scarsa, in certe zone è presente un solo provider, la velocità del servizio nettamente inferiore rispetto alle grandi città, e, finora, le dichiarazioni e le promesse di investimenti nello sviluppo della rete nelle aree periferiche non sono state mantenute.

Se è vero, dunque, che nel corso di quest’anno non ci sono stati grandi cambiamenti nella fruizione della connessione internet da parte dei consumatori, è vero anche che non ci sono stati neppure gli auspicati investimenti che Ajit Pai e i detrattori della net neutrality avevano previsto: la principale tesi a sostegno dell’abolizione di quest’ultima si fondava sulla considerazione che la deregulation avrebbe incentivato la libera concorrenza, la moltiplicazione dell’offerta, la diffusione e il potenziamento della rete nelle aree geografiche più svantaggiate.

Secondo i dati relativi al IV quarto e all’intero anno, le spese in conto capitale (CapEx) nella divisione “Comunicazioni via cavo” di Comcast Corp. sono calate del 3% [4] nel corso del 2018, da 7.95 a 7.72 miliardi di $ (rappresentando il 14% dei ricavi della divisione del cavo rispetto al 15% del 2017) nonostante la riforma sulla tassazione approvata dal Congresso che ha fatto risparmiare circa 12.7 miliardi di $, la generale crescita (3.9% in più) dei ricavi della divisione del cavo (grazie soprattutto agli annunci pubblicitari politici), la generale crescita dei ricavi (11.1% in più), che hanno comportato un aumento dei guadagni degli azionisti (25.6% in più) e un margine operativo lordo cresciuto del 21.6 % nell’ultimo quarto del 2018.

Anche Verizon ha diminuito gli investimenti nel settore del cavo [5]; in particolare ha dichiarato che, sebbene la FCC abbia preso la decisione di tagliare circa 2.2 miliardi di $ di tasse per favorire l’implementazione della tecnologia 5G, lo sviluppo di questa non accelererà poiché si sta già facendo il possibile. Inoltre, le sue spese in conto capitale nella divisione wireless si sono fermate nel 2018 a 8.486 miliardi di $, inferiori quindi ai 10.31 miliardi del 2017 del 17.7%, a fronte di un ricavo del 4.8% superiore all’anno precedente.

Le predizioni per il 2019 non sono migliori: secondo MoffettNathanson LCC nel 2019 gli investimenti dei quattro più grandi operatori via cavo degli Stati Uniti (Altice USA, Comcast, Charter Spectrum e CableONE Inc.) caleranno del 5.8%.

E anche se gli investimenti nel wireless saranno maggiori grazie al 5G, gli analisti hanno notato che l’investimento totale sarà notevolmente inferiore a quanto predetto [6].

Dunque, sembra che sia i sostenitori (gli investimenti nel cavo non sono aumentati significativamente, per ora) sia i detrattori (non ci sono state notizie di gravi pratiche anticompetitive e Internet non è cambiato molto, per ora) della Net Neutrality abbiano segnato un punto.

Approfondiamo ora nel dettaglio alcune delle motivazioni che gli oppositori della Net Neutrality pongono a sostegno della loro posizione.

I Contro

Chi?

ISPs (i provider, cioè i fornitori dei servizi internet), società di telecomunicazioni, produttori di hardware tra cui Comcast, Verizon, AT&T, IBM, Intel, Cisco, Nokia, Panasonic, Ericsson, Alcatel-Lucent, D-Link tra i molti.

Tra gli oppositori si annoverano anche: la US Telecom Association, che rappresenta diversi provider di varie dimensioni; alcuni esperti di tecnologia come Robert Khan, inventore del protocollo TCP/IP; Marc Andreessen, coautore del primo browser vastamente utilizzato al mondo; Peter Thiel, cofondatore di PayPal; Nicholas Negroponte, esperto di CAD e fondatore di Wired e MediaLab; Rajeev Suri, amministratore delegato di Nokia. Infine alcuni economisti recenti vincitori del premio Nobel: Angus Deaton (2015), Richard Thaler (2017), Bengt Holmström (2016), Gary Becker (1992), William Nordhaus (2018).

Perché?

  1. Investimenti congelati

Prendiamo come riassuntiva di tale argomento una lettera indirizzata alla FCC e ad alcuni membri del Congresso, firmata da 60 società del settore tra cui Intel, Cisco, IBM. Si legge che la regolamentazione di Internet come servizio di pubblica utilità ha l’effetto di bloccare gli investimenti nella costruzione della rete a banda larga, non potendo gli investitori godere di un soddisfacente ritorno economico [7]. Essi sostengono che, se fosse possibile frammentare il mercato tramite la proposizione al consumatore di offerte differenziate su più livelli a seconda del canone pagato, il ricavo maggiore potrebbe essere reinvestito.

Per rimarcare tale tesi, Pai e Lee Goldman, al tempo membro della Commissione Elettorale Federale e del Congresso, nel 2015 hanno scritto un articolo in cui sostengono che, se si confrontano gli investimenti nella banda larga in Europa, in cui vigono regolamentazioni che considerano internet una utility, con quelli negli Stati Uniti, in cui vige un modello normativo leggero, questi ultimi ne escono di molto vincitori, nonostante la densità di popolazione sia nettamente inferiore [8].

  1. C’è sufficiente competitività nel mercato

Secondo l’analisi condotta da Becker e colleghi nel 2010, il quadro della concorrenza tra i fornitori di accesso a banda larga risulta positivo: tra la metà del 2002 e la metà del 2008, il numero di connessioni ad alta velocità è cresciuto da 16 a circa 133 milioni e quelle residenziali sono passate da 14 a 80 milioni, con un aumento del traffico internet del 300% [9].

Un rapporto [10] del Progressive Policy Institute del giugno 2014 riporta che circa ogni cittadino statunitense può scegliere almeno tra due-quattro provider internet a banda larga, nonostante le lamentele in senso contrario.

  1. Aumento delle tasse per le famiglie

Secondo Pai la riqualificazione di Intenet come common carrier regolato dal Titolo II del Communications Act avrebbe comportato un aumento del costo della bolletta dei consumatori, stimato in media 67 $ dollari l’anno da parte del sito web finanziario Nerd Wallet, per un giro totale di 11 miliardi $ annui [11].

  1. Ostacolo alla diffusione di Internet nelle aree geografiche più povere

Le regole a sostegno della Net Neutrality, che vietano la differenziazione del traffico, impedirebbero la fornitura dei servizi internet gratis o a un prezzo calmierato nei confronti degli individui che non possono permettersi il costo del servizio (cd. zero-rating) [12].

Poiché contrario ai principi della Net Neutrality, lo zero-rating è stato vietato nel 2014 in Cile, dove era garantito l’accesso gratis a siti come Wikipedia, Facebook, BBC, ESPN, Dictionary.com, e in India nel 2016 [13].

  1. Ostacolo alla gestione efficiente del traffico internet e allo sviluppo

Il principio della Net Neutrality impedisce di discriminare il traffico internet in base al tipo, con la conseguenza che il traffico critico e non critico sono trattati ugualmente. Secondo quanto dichiarato da David Farber, noto professore di informatica che ha contribuito allo sviluppo di Internet, quando il traffico supera la capacità della rete alcuni trasferimenti di dati sono rallentati e non sarebbe negativo se ci fosse un criterio nella scelta di cosa rallentare, per esempio virus, download di file musicali, spam, piuttosto che i dati relativi alla salute dei pazienti, come quelli dei monitor cardiaci [14].

  1. La regolamentazione paralizza l’innovazione

Gli oppositori della Net Neutrality sostengono che uno dei motivi principali per cui Internet si è sviluppato così rapidamente è proprio la mancanza di regolamentazione imposta dallo Stato: le dispute si sono risolte automaticamente attraverso la competizione e l’innovazione.

Nel 2017, la FCC ha riportato che le regole a tutela della Net Neutrality hanno richiesto un significativo e non necessario carico sugli ISPs costretti a segnalare e provare il rispetto e la conformità dei parametri imposti. Per esempio, il provider CenturyLink ha stimato circa 5,000 ore aggiuntive di lavoro d’ufficio, che sono costate più di 134 mila $ ogni anno [15].

  1. Eccessivo aumento di applicazioni che consumano troppa banda

Giochi online, download di musica e video, streaming, video e comunicazioni audio su internet (Voice over IP) congestionano la rete e in parte riducono la fruizione dei medesimi servizi attraverso le modalità “tradizionali” (tv via cavo, linee telefoniche).

Si noti che giganti come Google, Skype, Netflix, Apple sono stati accusati di freeloading (scroccare) e freeriding (parassitismo), in quanto utilizzano una notevole quantità di banda senza per questo pagare dei costi aggiuntivi rispetto all’utente medio: sfruttano una rete che gli ISPs hanno costruito investendo miliardi e guadagnano circa 6 volte in più di questi ultimi [16] .

Una battaglia…sulla neutralità della rete?

Scorrendo i punti sopra elencati, sembra quasi delinearsi una ipotesi: che la battaglia sulla neutralità della rete non sia necessariamente sulla neutralità della rete?

Sembra, piuttosto, una battaglia sull’innovazione.

Dove essa ha inizio? Cosa dovrebbe fare il governo per incentivarla o controllarla? E ancora, dovrebbe il governo controllare l’innovazione, o la libertà è il contesto migliore per quest’ultima?

È necessario “proteggere” un sistema che, negli anni in cui non lo è stato, ha permesso a dei neo o non laureati che partivano da un garage, un dormitorio, una camera, di raggiungere quasi ogni angolo del pianeta con le proprie idee?

E in un’epoca in cui l’informazione passa ormai quasi esclusivamente attraverso l’innovazione, in cui le notizie, i video, la musica, il lavoro, i messaggi, la posta, l’intrattenimento, insomma quasi ogni tipo di contenuto e informazione viene veicolato attraverso la rete internet, la battaglia sull’innovazione è anche battaglia sull’informazione?

Questo basta a trasformare Internet in un bene primario?

Abbiamo, in queste righe, analizzato le ragioni del “no”, per i successivi sviluppi della vicenda e per approfondire le ragioni dei sostenitori della Net Neutrality, non resta che attendere il prossimo articolo.


[1] Per una dettagliata cronistoria della Net Neutrality e del dibattito made in U.S.A. attorno ad essa, rimandiamo al primo articolo di questa serie.

Riportiamo, per chiarezza, la definizione che abbiamo dato di Net Neutrality: principio di progettazione, divenuto poi un principio giuridico, riguardante le reti residenziali a banda larga che consentono l’accesso a Internet, ai servizi telefonici e ai programmi televisivi. Sebbene non esista una nozione unica e generalmente condivisa, possiamo dire che, secondo la maggior parte delle definizioni, si può considerare neutrale una rete se il traffico (cioè i pacchetti IP) che la attraversa è trattato in modo paritario, senza che gli ISPs (Internet Service Providers) possano operare restrizioni arbitrarie, bloccando, rallentando i dispositivi connessi o facendo pagare diversamente gli utenti finali.

[2] LECHER C., What to expect from today’s big net neutrality court hearing , in The Verge, 31 gennaio 2019

[3] AMIRI F. with NBC News Tech and Science News, Democrats unveil ‘Save The Internet Act’ to restore net neutrality laws, in Euronews.com, 6 marzo 2019

[4] Le spese in conto capitale complessive di Comcast sono aumentate del 2,3 percento, da $ 9,6 miliardi nel 2017 a $ 9,8 miliardi nel 2018. Ma tale cifra comprende NBCUniversal acquisita da Comcast, che ha speso $ 1,7 miliardi nel 2018, un aumento del 15,2 %, nel settore dei parchi a tema.

Fonte: comcast.com, https://www.cmcsa.com/news-releases/news-release-details/comcast-reports-4th-quarter-and-full-year-2018-results

[5] Fonte: verizon.com https://www.verizon.com/about/investors/quarterly-reports/4q-2018-quarter-earnings-conference-call-webcast

[6] BAUMGARTNER J., Cable & Wireless: A Tale of Two Capex Scenarios in 2019, in LightReading, 22 gennaio 2019

[7] Tra le tante fonti:

Internet Ecosystem letter, 10 dicembre 2014 consultabile qui

COWEN T., Mark Andreessen on Net Neutrality, in MarginalRevolution, 23 maggio 2014: “è difficile sostenere una visione pura di net neutrality se al contempo si desiderano continui investimenti nella banda larga.”

[8] GOODMAN L., PAI A., Internet Freedom Works, in Politico Magazine, 23 febbraio 2015

[9] BECKER G., CARLTON D.W., SIDER H.S., Net Neutrality and Consumer Welfare, Journal of Competition Law & Economics, 6(3), 497–519

[10] EHRLICH E., The State of U.S. Broadband: Is it competitive? Are we Falling Behind?

[11] CARROL L., Effect of net neutrality rules on taxes is uncertain, in PolitiFact, 26 febbraio 2015

[12] CANON S., Digital Life: The Trump path to free internet for the poor, in The Kansas City Star, 19 maggio 2017

FUNG B., Jesse Jackson is lobbying the FCC against aggressive net neutrality rules, in Washington Post, 18 novembre 2014

HOLMAN W. J. Jr., The Net Neutrality Crack-Up, in Wall Street Journal, 27 febbraio 2015

[13] MIRANI L., When net neutrality backfires: Chile just killed free access to Wikipedia and Facebook, in Quartz, 30 maggio 2014

HEMPEL J., India bans Facebook’s basics app to support net neutrality, in Wired, 2 agosto 2016

[14] FARBER D., KATZ M., Hold Off On Net Neutrality, in The Washington Post, 19 gennaio 2007

[15] PAI A., Oral Statement of Chairman Ajit Pai, in fcc.gov, 14 dicembre 2017

O’RIELLY M., Oral Statement of Commissioner Michael O’Reilly, in fcc.gov, 14 dicembre 2017

MAYO J. W., An Economic Perspective of Title II Regulation of the Internet, in cbpp.georgetown.edu, luglio 2017

FAULHABER G. R., Economics of Net Neutrality: A Review, in Communications & Convergence Review, 2011

FEDERAL COMMUNICATIONS COMMISSION, FCC Fact Sheet: Restoring Internet Freedom Declaratory Ruling, Report and Order – WC Docket No. 17-108, in  apps.fcc.gov, 2 novembre 2017

[16] . ARSHAD M., Verizon Executive Calls for End to Google’s “Free Lunch”, 7 febbraio 2006

EHRLICH E., The State of U.S. Broadband: Is it competitive? Are we Falling Behind?


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