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Giulio Giorello, spunti sul concetto di libertà

di Manuela Bianchi

Il 15 giugno scorso si è spento a Milano Giulio Giorello, uno dei massimi studiosi di filosofia della scienza e sostenitore della relazione tra scienza, etica e politica. Laureato all’Università Statale di Milano prima in filosofia e poi in matematica, coprì il ruolo di docente in varie cattedre, fino a diventare titolare della cattedra di Filosofia della Scienza nella stessa Università Statale. I suoi studi poliedrici, spaziano dalla matematica, alla fisica, alla scienza e alla filosofia. Quel che rileva nel contesto in cui scrivo è la sua profonda conoscenza e teorica della libertà e la sua passione per la scienza, negli ultimi tempi applicata anche a questioni quali l’intelligenza artificiale e la robotica.

Esaminare i suoi studi non è scopo e ancor meno pretesa di chi scrive, ma in questo breve contributo, doveroso per ricordare uno studioso di tale calibro, una riflessione sul concetto di libertà teorizzato da Giorello e la sua applicazione a tematiche come la privacy, l’intelligenza artificiale, la robotica, l’IoT può essere spunto di approfondimento e può fornire una visuale in più ai giuristi, e non solo. Il tema della libertà è sempre stato centrale nella ricerca di Giorello, strenuo promotore della stessa nella ricerca e nelle teorie, nella convinzione che solo in piena libertà si forniscono ai cittadini molteplici opzioni su cui poi essi possono esercitare la loro facoltà di scelta, quindi la propria libertà e il proprio libero arbitrio. Lo studioso alimenta il concetto kantiano del “Sapere aude”, ovvero “Osa sapere”, inteso nel senso di avere il coraggio di affrancarsi da coloro che vogliono fare da tutori. Bisogna avere il coraggio di pensare autonomamente, rivendicando la propria libertà di scelta. Peculiare è l’analisi del concetto di libertà che Giorello analizza partendo dalla scena del Giulio Cesare di Shakespeare[1], in cui Cassio, dopo aver commesso l’omicidio, si rivolge alla folla di Roma invocando “Liberty, Freedom and Enfranchisement”, ovvero libertà, indipendenza e emancipazione. Queste parole rappresentano, per Giorello, tre aspetti, tre modi di fare esperienza della libertà.

Liberty, ovvero libertà in senso stretto, riguarda la facoltà di scegliere di vivere senza alcuna costrizione: vediamo quindi tornare il concetto del “Sapere aude”, del vivere affrancati da costrizioni, da personaggi che vogliono scegliere per noi che cosa pensare. Questo aspetto viene collegato principalmente alla scienza, attività che necessita della libertà da qualsiasi vincolo (ideologico, sociale etc.) per poter progredire.

Freedom, intesa nel senso di indipendenza, coinvolge il potere della passione nell’esercizio della libertà, che può quindi essere vincolata (d)a questa, ma, al tempo stesso, ci rende responsabili delle nostre scelte.

Infine, Enfranchisement, ovvero emancipazione, da intendersi come il processo di affrancamento da qualsiasi condizione servile, la lotta che tutti, per motivi diversi e sulla base di presupposti differenti, siamo portati a combattere ogni giorno.

Pensiamo solo a queste accezioni della libertà e proviamo ad applicarle ai diritti civili (oggi, sempre più, tema caldo che in tutto il mondo deve essere affrontato), alla privacy e ai dibattiti costanti che questo tema fa sorgere (dalla app per il tracciamento in tempo di pandemia, a quelle per gioco, agli strumenti per lo smart working), al tema dei big data e della intelligenza artificiale.


[1] L’analisi è oggetto di G. Giorello, Libertà, Bollati Boringhieri, 2015



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